Il “vaso” e le sue possibilità progettuali |
La progettazione di “vasi” può rivestire un grandissimo interesse per le molteplici soluzioni che vi si possono trovare, grazie alla loro semplice e umile funzione: contenere dei fiori, un ramo, oppure… niente. |
La parte decorativa risulta molto stimolante: agire sulla decorazione ma anche, e soprattutto, sulla forma e meravigliarsi di come un oggetto semplice possa diventare fonte inesauribile di studio. Giocare sui rapporti armonici, sulle finiture, sui colori, così come sulle storie che possono nascere da ognuno di essi, arricchendoli senza farli sembrare ingiustamente degli oggetti di second’ordine. La particolarità dell’oggetto “vaso” è che può essere realizzato in molti materiali: vetro, ceramica, metallo legno, plastica. Naturalmente alcuni progetti si prestano solo ad alcuni materiali, o meglio vengono maggiormente valorizzati con quelli: il vaso “Patch” da me progettato per “Salviati” non avrebbe senso se fosse prodotto in un altro materiale se non il vetro di Murano: le “pezze” di vetro applicate a caldo sul vaso ancora attaccato alla canna e sovrapposte tra loro senza che si formino delle bolle (grazie alla fase precedente di incamiciatura), non sono altro che il processo risultante da prove ed insuccessi andati avanti per mesi. Rispetto ad altri materiali il corten, essendo monocromatico, ha bisogno di un maggiore sforzo progettuale. Con il vetro e la plastica si “gioca” facilmente con i colori, rendendolo l’oggetto più allegro ed accattivante; mentre per il corten è importante agire ancora di più sulle proporzioni e il cambio di piani, servendosi magari di scuretti per creare ombre. Questo progetto è stato poi sviluppato ulteriormente e con alcuni accorgimenti si è tramutato in un atipico portaombrelli, munendolo di fori nascosti per l’aerazione e di una vaschetta interna per la raccolta dell’acqua, facilmente estraibile tramite un’asta verticale. Un lavoro parallelo alla progettazione riguarda la ricerca del nome da dare al prodotto: molte volte nasce da una sua caratteristica, come nel caso appunto di “Incastro” o “Doppio taglio”, altre volte da un gioco di parole (p.e. il vaso in plastica “Cab”, perché richiama nella decorazione un codice a barre, con relativa successione di numeri). Nei due vasi “Toso e Tosetta” è la loro forma a ricordare nell’aspetto una coppia di innamorati che si guardano teneramente o, girandosi appena, si ignorano come indispettiti. Il vaso “Patch” prende spunto dal vestito di Arlecchino, mentre “Cecè” da un personaggio di una commedia di Pirandello. A tutto questo è correlato un ulteriore studio sui loghi, associati a ciascun prodotto, ritenendo la grafica un ottimo e stimolante esercizio di progettazione parallela, come usava fare anche il grande Carlo Scarpa per le sue architetture. Altri vasi sono stati realizzati in plastica per “Eumakeit” attraverso l’ausilio del filamento bio compatibile per stampanti 3D fi “Eumakers”, azienda molto sensibile al tema della sostenibilità (grazie all’utilizzo di materiali atossici). Questo processo dà la possibilità di veder realizzato il prodotto poco tempo dopo averlo progettato, rendendo più facile un’eventuale fase di perfezionamento e calibratura. Un altro progetto interessante è quello disegnato per “TrackDesign”: un vaso in metallo, o meglio in “corten”. Non un vaso per contenere una pianta, ma fine a sé stesso, ad uso esclusivamente decorativo. “Incastro”, questo è il suo nome, nasce dall’incastro di due lamiere di altezza diversa che regalano giochi di ombre. articolo a cura di Giancarlo porti |